venerdì 27 giugno 2008

lunedì 23 giugno 2008

Temi e ragionamenti collateriali

Oggi, ragionando sul sistema operativo romano, ci siamo imbattuti nei cinesi. Aldilà di come questa cosa sia successa (il caldo, l'afa, la depressione, gli articoli sui giornali e l'Arte della guerra), e ne parleremo domani, ci premeva, a me e a Valentina, invitarvi a fare una riflessione, o meglio, un esercizio di immaginazione.
Immaginate quindi, che cosa succederebbe nel mondo se esistessero tante China-Part-Time-Town.
Tutte queste città nelle quali i cinesi lavorano sei ore al giorno.
Tutti, come ora, ma solo sei ore al giorno.
Qualcuno persino quattro.
Immaginate questa città dove tutto è costruito made in U.S., Italia, Francia, Nuova Zelanda, Argentina, Etc.etc.
L'unico made in china è l'artigianato locale o l'industria specializzatissima, tanto che ora made in china è marchio registrato.
Questa città che è una piccola parte di tante altre città perché si sa, i cinesi sono tanti.
Però c'è ovunque. Anche a New York, anche dietro Piazza Garbaldi.
I cinesi, nella loro nuova città, avranno campi gioco e parchi di divertimento, ed inizieranno anche a vivere lo spazio pubblico del proprio quartiere. Lavorando solo sei ore, sai quanto tempo ti rimane?
Nella loro città part-time avranno anche un cimitero i cinesi, perché, dicono voci di corridoio, devono ancora dimostrare di non essere alieni e che anche loro muoiono e non finiscono negli involtini primavera.
Il lavoro renderà il cinese libero.

P.s: Nessuno si senta offeso nella propria sensibilità da questo post.
Il tentativo è solo quello di innescare una riflessione su che cosa sarebbe il mondo senza Nutella.

mercoledì 18 giugno 2008

S.O.R. e dintorni

Ciao a tutti.
Qui si è iniziato a fare sul serio, seppur in pochi.
Io, Cosimo, Stefano, Gianpaolo Angelo e Carmela abbiamo iniziato a lavorare un pò sul Sistema Operativo Romano della Harvard design school, tentando di rileggerlo in diversi modi possibili, provando a fare delle bozze sui possibili esiti finali del discorso.
Gli altri temi per ora sono appesi al filo della mancata presenza e sviluppo.
Considerando che non manca molto a luglio, vi invito a farvi vedere e ad iniziare a darvi una mossa.
Noi continueremo a lavorare domani tutto il pomeriggio sempre su questo tema, nel caso siate interessati e vogliate affacciarvi.
Altrimenti spero comunque di vedervi venerdì.
Salutiamo.

sabato 14 giugno 2008

piano d'azione

ciao amici di ognicittà,
dalla prossima settimana iniziamo a fare sul serio!..che ne dite?

il programma è:

lunedì 16_ ci sarà un assemblea universitaria contro il decreto rifiuti del governo a fornovecchio alle ore 12. Cercate di esseci e diffondete la notizia.

da martedì_ ogni giorno dalle 17 alle 20, ci possiamo incontrare al tpa per lavorare ad everyville con la max flessibilità. Cioè quando potete venite e si lavora, anche per piccoli gruppi a seconda della disponibilità di ognuno. In modo da andare avanti più velocemente possibile e permettendo a tutti di essere quanto più possibile presenti.

mercoledì 18_ alle ore 14, è fissato invece il solito incontro a cui è bene siano tutti presenti.

link utili...città e rifiuti

http://giacomoromanelli.blogspot.com/2007/10/ricicla-e-sopravvivi.html
(galleria fotografica che può far venire qualche idea sul movimento dei rifiuti nella città)


http://www.edizioniambiente.it/eda/catalogo/risorse/508/
(come civiltà non siamo a livello di un paese sudamericano...stiamo peggio. Una città dell' Equador ha avviato un programma di riciclo avanzato)


http://www.kainos.it/numero4/paginarifiuti.html
(pippe mentali filosofiche sul tema del rifiuto in generale....)

giovedì 12 giugno 2008

Da Purini con furore!!!

Copio e incollo dall'ultima PresS/Tletter di Luigi Prestinenza Puglisi


LA LETTERA DELLA SETTIMANA

A proposito del concorso della Biennale
Il tema del concorso per studenti di architettura bandito dalla Biennale di Venezia all’interno della 11. Mostra Internazionale di Architettura, “EveryVille: Comunità oltre il luogo, Senso Civico oltre l’Architettura” presenta più di un punto di contatto con quello da me assegnato per il Padiglione Italiano nel 2006. Stesso concept, come qualcuno ama dire oggi; stesso tipo di sito (una pianura); stesso interesse per lo spazio pubblico; uguale propensione per l’utopia; stesso rapporto con una infrastruttura (nel nostro caso la Autostrada A22, per EveryVille la Autostrada 1); medesima importanza di un incrocio (per Vema l’intersezione tra i due Corridoi Ferroviari Transeuropei 1 e 5, per la città di Aaron Betsky l’intersezione di Avenue Z e X street); stessa relazione con l’acqua (i canali per Vema, il Fiume Medio per EveryVille); più o meno la stessa distanza dalle montagne. Ha fatto molto piacere a me e alle persone che mi hanno affiancato nell’ideazione e nella progettazione di Vema l’idea di questa ulteriore nuova città. Il tema scelto per il Padiglione Italiano due anni fa venne criticato da molti, forse anche da lei, perché ritenuto espressione di un pensiero astratto. Qualcuno disse che progettare una città nuova costituiva una direzione di ricerca che non teneva conto delle nuove problematiche emerse nella scena architettonica, riguardanti sostanzialmente sia l’emergenza costituita dal recupero dell’esistente sia l’inevitabilità della città diffusa. Non mi risulta che gli stessi rilievi siano stati rivolti alla proposta di Aaron Betsky; si vede che la problematica da noi proposta nel 2006 è oggi maggiormente compresa e condivisa. Chiudo questa breve nota dicendole che non le ho scritto tanto per rivendicare un copyright né tanto meno un copyvema, quanto per sottolineare come entrambe le esperienze si iscrivano nella volontà di un recupero dell’idea di progetto urbano contro il protagonismo solistico di quelle opere architettoniche, oggi così numerose, che pretendono di fare a meno di una relazione organica con la città.
Franco Purini

Caro Professore, premesso che non conosco bene il concorso lanciato da Betsky, solo una domanda. Ma e' sicuro che per contrastare lo star system bisogna realizzare delle intere città, quali Vema? Mi perdoni ma mi sembra che sia come dire che per guarire un paziente bisogna farlo nuovo. (LPP)

domenica 8 giugno 2008

II incontro (venerdì 6 giugno)

ciao wuagliù,
cerco di fare un riassunto dell'ultimo incontro, soprattuto per chi non è stato presente. Chi c'era mi aiuti ad arricchire questo post con qualche commento.

Per sciogliere il ghiaccio abbiamo iniziato provando a disegnare la pianta della Everyville descritta nel bando dopo averlo riletto insieme. Risultato...come avevamo già immaginato è una descrizione non vincolante progettualmente, everyville è ogni città.

Sciolto il ghiaccio abbiamo cominciato a parlare come al primo incontro..."a ruota libera". Ognuno ha dato il proprio contributo partendo da un idea di qualcunaltro, in questo senso i post su questo weblog sono stati utilissimi...continuiamo a postare!

Rispetto alla volta scorsa siamo riusciti ad inquadrare le nostre idee, e le varie pippe mentali, in due macrotemi da cui partire per sviluppare le nostre everyvilles. Per ogni macrotema abbiamo riflettutto ed elaborato una bozza di idea di città (niente di grafico se non schizzi incomprensibili per adesso). Nulla ci vieta di aggiungere nuovi macrotemi e per ogni macrotema più di una idea di città... anzi dobbiamo.
Naturalmente il processo "macrotema->ideacittà" non è nato così come cerco di raccontarvelo. Siamo partiti da una visione, da un riferimento di questo blog o da un problema delle città contemporanee e successivamente abbiamo elaborato il tema al quale poter ricondurre l'idea iniziale.........più facile a farsi che a dirsi sicuramente!

Alfonso ha iniziato a raccontarci una città la cui forma fosse studiata per sviluppare i processi sociali tra diverse comunità pur mantenendo forte la loro cultura individuale. Quindi tante cellule che comunicano tra loro pur conservando la propria identità. "ognuno conserva la propria cultura pur aprendosi agli altri".
E' stato molto criticato sulla necessità di conservare, quasi forzatamente, la cultura di piccoli gruppi di persone che abiterebbero questa everyville. Spesso infatti per identificare questi gruppi li chiamava etnie: " è assurdo pensare che un gruppo di persone di un certo ceto sociale o di certe caratteristiche culturali (un senegalese, un cinese o un operaio) conservi la proprio cultura col passare delle generazioni". Cioè un cinese che va ad abitare everyville è sicuramente un cinese, ma il nipote di questo cinese non lo è più...è un everyvilliano. Vale la pena fondare la forma di una città su queste basi?
Al di là delle suddette pippe è valido lo sforzo di elaborare una forma di città che risponda alle esigenze sociali delle persone che la abitano.
Potremmo chiamare questo tema città sociale o multiculturale o bò, suggerite voi. Sotto questo macrotema sicuramente si nasconde qualche altra everyville...pensiamoci.

Poi io ho messo sul tavolo la mia ansia per il problema dei rifiuti, non avendo idea della direzione in cui poter andare. Abbiamo discusso di Leonia e dell'installazione "monnezza alta" a p.zzo Gravina di 4 anni fa.
Qualcuno ha proposto di graficizzare Leonia così come è descritta da Calvino o comunque disegnare una città che abbia un rapporto assurdo con i propri rifiuti come Leonia...ma anche come Napoli. Questa idea sicuramente può essere uno sviluppo del secondo macrotema: città spazzatura o città ecologica.
Un'altra idea sulla linea della città ecologica è quella di pensare una everyville la cui forma rispecchi il ciclo rifiuti zero (dalla raccolta differenziata agli impianti per il trattamento meccanico biologico passando per il riutilizzo). Insomma seguire il movimento nella città del materiale rifiuto fin quando diventa risorsa e rendere questo movimento di materia l'elemento caratterizzante la città. Come può il percorso dei rifiuti-risorse caratterizzare la forma di una città?
Abbiamo pensato a una everyville costituita da un nocciolo verde all'interno del quale sono situati gli impianti di gestione a freddo dei rifiuti. Al centro perchè è il punto più vicino da raggiungere per il rifiuto di ogni quartiere, perchè il centro è simbolico, perchè non è una discarica e quindi è vivibile come un parco. Per le vie di uscita del materiale, che ormai è diventato risorsa, dal nocciolo verso i luoghi del riutilizzo ci siamo fatti suggestionare dall'immagine postata con Leonia, che riporta una segnaletica stradale con i nomi dei materiali.....il resto è da vedere.
Anche su questa scelta non sono mancate critiche.
Sicuramente è assurdo pensare che per risolvere il problema dei rifiuti bisogna costruire una città fondata sul loro smaltimento (altre città già risolvono questo problema senza cambiare la loro forma)..... ma sicuramente è un modo per dire che ogni città deve risolvere questo problema e la soluzione non è discarica+inceneritore. (everyville è ogni città)
E' stato posto il problema della mancanza di identità di questa città (uno dei pochi punti fermi del bando è dare identità a everyville).... c'è ancora da discutere....ma sono sicuro che ci chiariremo insieme le idee anche su questo.


Spero di essere stato chiaro ma soprattutto utile. ciao

CITY IN THE DESERT, UAE, 2006

vabbè...quel coglione di Rem Koolhas non mi fa scaricare le immagini dal suo sito...vi dò il link...
http://www.oma.eu/index.php?option=com_projects&view=project&id=443&Itemid=10

giovedì 5 giugno 2008

Se potessi cominciare a dire: Noi

Uomini,
uomini del mio passato
che avete la misura del dovere
e il senso collettivo dell'amore
io non pretendo di sembrarvi amico
mi piace immaginare
la forza di un culto così antico,
e questa strada non sarebbe disperata
se in ogni uomo ci fosse un pò della mia vita
ma piano piano il mio destino
è andare sempre più verso me stesso
e non trovare nessuno.

L'appartenenza
è assai di più della salvezza personale
è la speranza di ogni uomo che sta male
e non gli basta esser civile
è quel vigore che si sente se fai parte di qualcosa
che in sè travolge ogni egoismo personale
con quell'aria vitale che è davvero contagiosa.

Uomini,
uomini del mio presente
non mi consola l'abitudine
a questa mia forzata solitudine
io non pretendo il mondo intero
vorrei soltanto un luogo, un posto più sincero
dove magari un giorno molto presto
io finalmente possa dire: questo è il mio posto.
Dove rinasca non so come e quando
il senso di uno sforzo collettivo per ritrovare il mondo.

L'appartenenza
è un'esigenza che si avverte a poco a poco
si fa più forte alla presenza di un nemico,
di un obiettivo o uno scopo
è quella forza che prepara il salto decisivo
che ferma i fiumi, che sposta i monti
con lo slancio di quei magici momenti
in cui ti senti ancora vivo.

L'appartenenza
non è lo sforzo di un civile stare insieme
non è il conforto di un normale voler bene.
L'appartenenza è avere gli altri dentro di sé


Giorgio Gaber

un SOGNO




Dovrebbe esserci in qualche angolo della Terra un luogo di cui nessuna nazione abbia il diritto di dire: “ E' mio ”. Un luogo dove ogni uomo di buona volontà, con una sincera aspirazione, possa liberamente vivere come cittadino del mondo obbedendo ad una sola autorità, quella della Verità Suprema. Un luogo di pace, di concordia, di armonia, dove gli istinti combattivi dell'uomo siano utilizzati esclusivamente per vincere la causa delle sue miserie e della sua sofferenza, per superare la debolezza e l'ignoranza, per trionfare sui propri limiti e sulle proprie incapacità. Un luogo dove i bisogni dello spirito e la ricerca del progresso prevalgano sul soddisfacimento dei desideri e delle passioni, sulla ricerca del piacere e del godimento materiale. In questo luogo i bambini potrebbero crescere e svilupparsi integralmente senza perdere il contatto con la loro anima; l'istruzione sarebbe data non per superare esami od ottenere diplomi e sistemazioni, ma per arricchire le facoltà esistenti e farne nascere di nuove. In questo luogo i titoli e le posizioni sarebbero sostituiti da occasioni per servire ed organizzare; si provvederebbe in ugual misura ai bisogni di ognuno e la superiorità intellettuale, morale e spirituale si tradurrebbe nell'organizzazione, non in maggior piacere e potere, ma in maggiori doveri e responsabilità. La bellezza in tutte le forme artistiche (pittura, scultura, musica e letteratura) sarebbe a tutti ugualmente accessibile, essendo la facoltà di partecipare alle gioie che essa dà limitata unicamente dalla capacità di ciascuno e non dalla posizione sociale o finanziaria.
Ciò perché in questo luogo ideale il denaro non sarebbe più il padrone sovrano; il valore personale avrebbe un'importanza infinitamente superiore a quello della ricchezza e della posizione sociale. Il lavoro non sarebbe un mezzo per guadagnarsi la vita, ma il mezzo per esprimere e sviluppare le proprie capacità e possibilità, servendo contemporaneamente l'insieme del gruppo che, da parte sua, provvederebbe alle necessità della esistenza e al campo d'azione di ognuno. In sintesi, sarebbe un luogo in cui le relazione fra gli esseri umani, che di solito sono quasi esclusivamente basate sulla concorrenza e la competizione, sarebbero sostituite da sentimenti di emulazione, di collaborazione e di reale fraternità.


INTERPRETAZIONE PIUTTOSTO FREAKKETTONA DELLA VITA SOCIALE,MA SE FUNZIONASSE?!

AUROVILLE è STATA INAUGURATA NEL 1968 NEL NOME DEL SANTONE AUROBINDO,RACCOGLIE 50MILA ABITANTI PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO.

UNA SOLA LEGGE:LIBERTà DI COSTRUIRE,COME SI VUOLE!

http://www.auroville.org/

http://utopiaecomunita.blogspot.com/2008/01/new-age-auroville.html





Sicuramente tutti voi conoscete la contea degli Hobbit ,del signore degli anelli. Trovo che una città come questa risolverebbe a monte 2 grandi problemi. Il primo è quello della creazione di spazi verdi pubblici, dal momento che tutto è verde e pubblico, lasciando comunque le singole abitazioni private. Il secondo problema è quello della temperatura interna. Già a piccole profondità infatti la temperatura si mantiene costante a circa 16° e ciò significa che sarebbe più fresca di quella esterna d'estate, e allo stesso modo più calda di quella esterna nei periodi invernali.



mercoledì 4 giugno 2008

Dopo Calvino e Magritte...

L'isola delle città

L'isola delle città è un fenomeno geologico che ha destato scalpore.
I borghi diventati villaggi, i villaggi cittadine, le cittadine città, le città metropoli, le metropoli ipercittà.
Alla fine fu difficile discernere. Le parole si svuotarono. Lo spazio non permetteva alcuna sintassi. Un giorno, per questioni di metraggio esistenziale, divenne necessario sradicare tutte le vie di comunicazione.
Vennero trasferite sull'isola delle vie di comunicazione.
L'isola diventò un'unica città spazio-temporale.
Non era necessario andare o venire. Si era sempre lì.
Fu allora che, nel fresco a condizione del circolo municipale, nacque quasi per scherzo la controversia.
L'isola era un'isola o una città?
La cosa è di non lieve momento. 
Pensi chi legge alla differenza che passa fra un isolano e un metropolitano.


da Ernesto Franco, Isolario, Einaudi 1994

capacità espressive



credo che Renè possa darci qualche spunto interessante!

martedì 3 giugno 2008

Leonia

da "Le città invisibili" di Calvino...(1972!!!)

La città di Leonia rifà se stessa tutti i giorni: ogni mattina la popolazione si risveglia tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall’involucro, indossa vestaglie nuove fiammanti,
estrae dal più perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime filastrocche dall’ultimo modello d'apparecchio.
Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti della Leonia d’ieri aspettano il carro dello spazzaturaio. Non solo tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali d’imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: più che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l’opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero come dicono il godere delle cose nuove e diverse, o non piuttosto l'espellere, l'allontanare da sé, il mondarsi d’una ricorrente impurità. Certo e che gli spazzaturai sono accolti come angeli, e il loro compito di rimuovere i r
esti dell’esistenza di ieri è circondato d’un rispetto silenzioso, come un rito che ispira devozione, o forse solo perché una volta buttata via la roba nessuno vuole più averci da pensare.
Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede: fuori della città, certo; ma ogni anno la città s’espande, e gli immondezzai devono arretrare piu lontano; l’imponenza del gettito aumenta e le cataste s’innalzano, si stratificano, si dispiegano su un perimetro piu vasto. Aggiungi che più l’arte di Leonia eccelle nel fabbricare nuovi materiali, piu la spazzatura migliora la sua sostanza, resiste al tempo, alle intemperie, a fermentazioni e combustioni. E una fortezza di rimasugli indistruttibili che circonda Leonia, la sovrasta da ogni lato come un acrocoro di montagne.
Il risultato e questo: che piu Leonia espelle roba piu ne accumula; le squame del suo passato si saldano in una corazza che non si puo togliere; rinnovandosi ogni giorno la città conserva tutta se stessa nella sola forma definitiva: quella delle spazzature d’ieri che s’ammucchiano sulle spazzature dell’altroieri e di tutti i suoi giorni e anni e lustri.
ll pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo, se sullo sterminato immondezzaio non stessero premendo, al di la dell’estremo crinale, immondezzai d'altre città, che anch’esse respingono lontano da sé montagne di rifiuti. Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da crateri di spazzatura, ognuno con al centro una metropoli in eruzione ininterrotta. I confini tra le città estranee e nemiche sono bastioni infetti in cui detriti dell’una e dell’altra si puntellano a vicenda, si sovrastano, si mescolano.

Più ne cresce l’altezza, piu incombe il pericolo delle frane: basta che un barattolo, un vecchio pneumatico, un fiasco spagliato rotoli dalla parte di Leonia e una valanga di scarpe spaiate, calendari d’anni trascorsi, fiori secchi sommergerà la città nel proprio passato che invano tentava di respingere mescolato con quello delle città limitrofe, finalmente monde: un cataclisma spianerà la sordida catena montuosa, cancellerà ogni traccia della metropoli sempre vestita a nuovo. Già dalle città vicine sono pronti coi rulli compressori per spianare il suolo, estendersi nel nuovo territorio, ingrandire se stesse, allontanare i nuovi immondezzai

...un pò di immagini pertinenti e non
:




A PROPOSITO DI "MICROCOSMO"...Nel 1962 l'architetto svizzero Walter Jonas pianificò per l'anno 2000 delle bizzarre costruzioni a forma di imbuto, che avrebbero dovuto costituire una Intrapolis. Sei grappoli di sette torri da 30 piani, con un diametro massimo di 212 metri e un'altezza di circa 100, avrebbero formato una città per circa 100.000 abitanti. Ognuna avrebbe contenuto circa 700 appartamenti, 39 ad ogni piano, per ospitare 2000 persone. Le dimensioni medie di ogni appartamento sarebbero state di 10 metri di ampiezza, 10 di profondità e 3 d'altezza. L'idea di base, oltre a lasciar sgombro dalle costruzioni quanto più terreno possibile, era anche quella di sfruttare al massimo l'energia solare. Infatti, degli specchi orientabili elettronicamente e situati sulla superficie interna avrebbero riflesso luce e calore su una centrale situata alla sommità di un pilastro centrale. I servizi, negozi, uffici, si sarebbero trovati ai piani inferiori: a quelli superiori dovevano essere situati gli appartamenti, completi di giardino, ma con vista solo verso l'interno. La densità di popolazione sarebbe stata tripla di quella di New York. Tuttavia, era previsto ogni comfort. "La piazza centrale riccamente alberata" scrisse Jonas, "si troverà all'interno dell'edificio, al piano più basso, e intorno ad essa si situeranno le scuole. A forma di ferro di cavallo, gli appartamenti soprastanti disporranno di una terrazza coperta. Vi saranno grandi zone verdi interne e giardini sospesi. Per evitare la stagnazione di masse d'aria, è prevista l'installazione di un apparato di ventilazione. Le vie di comunicazione finora presenti all'interno dell'edificio verranno trasferite all'esterno, con ascensori inclinati, vie circolari, corridoi e rampe. Si potranno anche concepire delle rampe a spirale per automobili, lungo la parete esterna fino alla sommità della costruzione. Il principio di base permetterà di combinare tre edifici, che formeranno una entità primaria di vita". Ma le torri a imbuto si sarebbero potute collegare anche mettendone una al centro e sei tutt'intorno.

domenica 1 giugno 2008

edilizia e riciclo

edificio di un consorzio fatto interamente con materiali riciclati. Il pet serve per isolare (non hanno pensato alle pluviali!!!)

www.repubblica.it/2006/12/gallerie/ambiente/casa-riciclata/1.html