giovedì 5 giugno 2008

Se potessi cominciare a dire: Noi

Uomini,
uomini del mio passato
che avete la misura del dovere
e il senso collettivo dell'amore
io non pretendo di sembrarvi amico
mi piace immaginare
la forza di un culto così antico,
e questa strada non sarebbe disperata
se in ogni uomo ci fosse un pò della mia vita
ma piano piano il mio destino
è andare sempre più verso me stesso
e non trovare nessuno.

L'appartenenza
è assai di più della salvezza personale
è la speranza di ogni uomo che sta male
e non gli basta esser civile
è quel vigore che si sente se fai parte di qualcosa
che in sè travolge ogni egoismo personale
con quell'aria vitale che è davvero contagiosa.

Uomini,
uomini del mio presente
non mi consola l'abitudine
a questa mia forzata solitudine
io non pretendo il mondo intero
vorrei soltanto un luogo, un posto più sincero
dove magari un giorno molto presto
io finalmente possa dire: questo è il mio posto.
Dove rinasca non so come e quando
il senso di uno sforzo collettivo per ritrovare il mondo.

L'appartenenza
è un'esigenza che si avverte a poco a poco
si fa più forte alla presenza di un nemico,
di un obiettivo o uno scopo
è quella forza che prepara il salto decisivo
che ferma i fiumi, che sposta i monti
con lo slancio di quei magici momenti
in cui ti senti ancora vivo.

L'appartenenza
non è lo sforzo di un civile stare insieme
non è il conforto di un normale voler bene.
L'appartenenza è avere gli altri dentro di sé


Giorgio Gaber

Nessun commento: